Emergenza con una tigre
In questo articolo sulla simulazione medica ti parlerò di una situazione di emergenza con una tigre un po’ troppo eccitata e di due facoceri ancora più pericolosi.
Se hai letto il mio precedente articolo sul giocare con un leopardo sai già che al termine dell’articolo vedremo come le due situazioni hanno molto in comune.
Questa volta però ti devo deludere, non ci sarà nessuna interazione con la tigre e nemmeno un video che dimostri cosa è successo durante l’emergenza.
Come avevo raccontato l’altra volta, generalmente passo le mie vacanze in un centro per la conservazione dei ghepardi, dove sono allevati in cattività per salvarli dall’estinzione.
E oltre ai ghepardi ci sono anche altri animali. Tra questi animali c’è anche una tigre siberiana.
Cosa c’entra con il Sudafrica una tigre siberiana, visto che è un animale asiatico? In realtà niente. Era un regalo che avevano fatto alla fondatrice del centro, e la tigre è rimasta lì, nel suo bel recinto a godersi il verde e la sua piccola piscina (le tigri amano l’acqua).
Con questa tigre non è possibile alcuna interazione. Non solo è troppo grossa e troppo forte, ma per un problema di permessi (visto che è un animale asiatico e non africano), ha passato alcuni mesi della sua vita in un altro centro, in cui non ha avuto alcun contatto con gli esseri umani.
Quindi questa tigre non ha mai imparato come comportarsi con le persone. Vorrebbe giocare con loro, ma sicuramente è troppo grossa e pericolosa e non è possibile farlo. Però anche se non è possibile incontrarlo, lui (è un maschio) ama molto avere delle persone vicine al suo recinto.
Ed è anche per questo che nelle visite turistiche al centro è uno degli animali più apprezzati. Sì, perché forse non lo avevo detto, il centro è anche aperto alle visite turistiche.
E la storia inizia proprio durante una di queste visite turistiche.
Tra i tanti compiti che hanno i volontari, c’è anche quello di accompagnare i turisti nelle visite guidate.
Ad accompagnare i visitatori ci sono due persone, la guida vera e propria e quello che viene chiamato lo “shadow”, un accompagnatore silenzioso. Quest’ultimo ha in compito di sorvegliare i turisti mentre la guida parla ed evitare che nel frattempo qualcuno faccia qualcosa di stupido, come mettere una mano all’interno del recinto dei leopardi.
E in uno di questi pomeriggi, poco dopo pranzo, mi ritrovavo in una di queste visite guidate, con il compito di shadow, come dicevo la guida silenziosa che deve solo controllare.
Sembrava un pomeriggio come tanti altri, caldo e assolato. Ed in quel momento ci trovavamo di fronte al recinto della tigre, la bellissima tigre siberiana chiamata Fushan.
La guida stava parlando delle tigri, raccontando che appartengono al genere “panthera” e sono stretti parenti del leone e del leopardo, oltre ad essere i “gatti” più grossi che ci sono, il cui peso può arrivare fino a 300 Kg.
In quel momento Fushan stava tranquillo sotto una tettoia, godendosi il relativo fresco che l’ombra poteva offrire.
Ma all’improvviso dal cancello di entrata arrivano, correndo come matti, due facoceri. E tra i tanti posti dove possono andare, si vanno ad infilare nello spazio ristretto che c’è tra il recinto della tigre e la barriera di protezione, fatta per non fare avvicinare troppo i turisti.
I due facoceri cominciano a correre ancora più velocemente, impazziti dalla paura, e sbattendo da tutte le parti. La tigre risvegliata dal suo sonno pomeridiano da questo rumore si accorge dei due piccoli animali così vicini e comincia a correre avanti e indietro dalla sua parte del recinto, per inseguire quelle due possibili prede.
I due facoceri possono essere considerati piccoli se confrontati con le dimensioni di una tigre, ma sono piuttosto grossi rispetto ad una persona. Cartoni animati come “il re leone” li hanno sempre descritti come animali molto buoni e pacifici, ma sono tutt’altro che buoni e pacifici. Sono una specie di cinghiali, con dei grandi denti.
E nel momento in cui sono così spaventati sono estremamente pericolosi.
E come se non bastasse c’era anche la tigre, estremamente eccitata dalla presenza dei due animali, che stava cercando i tutti i modi di rompere la recinzione per catturare i due facoceri. Se ci fosse riuscita avrebbe sicuramente ucciso i due facoceri.
Ma a quel punto ci saremmo ritrovati con una tigre di 300 Kg fuori dal suo recinto, che va a spasso liberamente per il centro. E non c’è bisogno di spiegare quanto può essere pericolosa una tigre di 300 Kg fuori dal suo recinto.
Comunque in quel momento il problema maggiore era rappresentato dai due facoceri. Che dovevano essere allontanati immediatamente dal recinto della tigre.
L’ultima cosa che mi è passata in mente è stata quella di mettermi in mezzo e cercare di fermarli. O di cercare di allontanarli in qualche modo.
Dopo un primo attimo di panico, in cui non ho saputo cosa fare, mi sono ricordato che in tasca avevo la radio per chiamare lo staff. La radio serviva proprio per quello scopo. Per chiamare aiuto in caso di emergenza.
E quello era sicuramente un caso di emergenza, con due facoceri che correvano da tutte le parti impazziti per la paura e una tigre che correva dall’altro lato della recinzione, sperando di poter rompere la rete e catturarli.
Ho quindi preso la radio e ho chiamato lo staff, urlando loro di correre al recinto della tigre. (L’urlo in quel momento forse non era necessario ma mi sembrava un ottimo modo per sottolineare l’urgenza e la pericolosità della situazione).
A quel punto, recuperata un poco di lucidità mi sono messo a pensare alle possibili azioni che potevo fare. Il tutto è avvenuto in pochissimi secondi. L’unico strumento fisico a mia disposizione in quel momento (la radio) lo avevo usato. E mettermi a fronteggiare i due facoceri era fuori discussione.
Però potevo pensare ai turisti che stavamo accompagnando. Ed evitare che facessero qualcosa di stupido peggiorando la situazione. Come ad esempio mettersi a correre per scappare via. In quel caso non è stato necessario comunicare con la voce, è bastato un cenno con la mano. Come noi erano spaventati, ma non nel panico.
Fortunatamente subito dopo i due facoceri hanno trovato il punto di uscita e si sono allontanati dal recinto della tigre. E a quel punto la tigre si è calmata, eliminando una parte del problema.
E poco dopo sono arrivati i membri dello staff insieme al proprietario del centro da cui i due facoceri erano scappati, che ha provveduto ad abbatterli con un fucile. Sembra una cosa brutta, ma non c’era altro modo per fermarli, così spaventati erano troppo pericolosi.
Finito il pericolo, appena ci siamo tutti calmati abbiamo ripreso il giro con i turisti. Anche se, come aveva commentato uno di loro, la parte più emozionante della visita era passata.
Come avevo anticipato prima, non ci sono video o foto con i due facoceri. Ma c’è questo video con la tigre Fushan che fa tranquillamente il bagno.
Cosa c’entra tutto questo con la simulazione medica?
Come dicevo all’inizio, anche questa situazione ha diversi punti in comune con la simulazione medica se prendiamo in considerazione i cinque principi del Crisis Resource Management, derivati dall’aeronautica:
- Chiarezza dei ruoli
- Comunicazione
- Supporto del personale
- Risorse
- Valutazione globale
Vediamo come ho applicato questi principi alla mia situazione.
Chiarezza dei ruoli
Io in quel momento ero uno “shadow” e il mio unico compito era quello di impedire che i turisti affidati a noi si facessero male. Non dovevo mettermi a fare l’eroe cercando di fermare i due animali o (ancora peggio) scappare via. E ovviamente dovevo impedire che gli stessi turisti cercassero di fermare i due facoceri, ma a quello non ci hanno pensato minimamente.
Comunicazione
Ci sono stati due tipi di comunicazione in questa situazione, quella con i turisti, e quella con lo staff. Con i turisti, prima dell’inizio della visita erano stati chiariti i comportamenti che avrebbero dovuto tenere vicino agli animali. E durante la situazione di emergenza è stata la comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo a fare capire loro cosa dovevano fare (stare fermi e aspettare). E cosa non fare (scappare via). Con lo staff c’è stata la comunicazione via radio per chiedere supporto.
Supporto del personale
In questo caso il supporto del personale (i membri dello staff e il proprietario della farm da cui erano scappati) è stato fondamentale. Solo grazie al loro intervento si è risolta la situazione. Anche se è stato necessario abbattere i due animali.
Risorse
In questa situazione potevo contare su due risorse, la radio per comunicare con lo staff e l’esperienza. L’uso della radio è ovvio. Per quanto riguarda l’esperienza potevo contare sia su quello che avevo imparato nelle precedenti visite con i turisti, sia nelle precedenti situazioni “critiche” con i leopardi (se non lo hai letto, guarda l’articolo precedente). E anche lo staff è stato una risorsa fondamentale. Solamente con il loro intervento si è risolta la situazione.
Valutazione globale
Questa è stata la cosa più importante in quella situazione di emergenza. In quel caso non avevo a che fare con un leopardo un po’ troppo esuberante che doveva essere tenuto tranquillo. Qui c’erano due animali che, a causa della loro paura, in quel momento erano estremamente pericolosi. Senza contare la tigre dall’altro lato del recinto che voleva uscire. E ce la stava mettendo tutta per uscire.
Sapere quello che potevo fare, e quello che non potevo fare era molto importante. Ma soprattutto è stato ancora più importante rimanere tranquillo e tenere presente le risorse a mia disposizione per gestire la situazione.
Questa era una emergenza reale e non simulata. Ed in certe occasioni ti rendi conto che tutte le simulazioni fatte, tutte le volte in cui è andato tutto bene non ti danno tutte le risposte su cosa fare. Ed è in questo momento che interviene quello che chiamiamo “il fattore umano”, la capacità di prendere una decisione o una iniziativa riguardo ad una situazione che non era stata prevista. Ma sono convinto che tutte le simulazioni fatte, abbiano la loro importanza. Forse non ti danno tutte le risposte per questa situazione particolare, ma ti hanno comunque “addestrato” a fronteggiare situazioni insolite.
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