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La simulazione “mantiene giovani”

la simulazione rende giovaniLeggendo in questi giorni l’ articolo “ L’invecchiamento generazionale infermieristico” [1] mi è venuto spontaneo fare delle riflessioni che vorrei condividere con tutti gli infermieri e non, che si occupano di formazione e di gestione delle risorse.

Attualmente i professionisti presenti nel mondo del lavoro, per tutta una serie di concause socio demografiche, sono rappresentati da persone appartenenti a più generazioni intendendo per generazione “classe o coorte che ha come denominatore comune che la loro vita è caratterizzata da eventi storici importanti che hanno contribuito a plasmare un insieme di interpretazioni, valori ed atteggiamenti specifici di quel gruppo sociale”(Bombelli 2013)

La letteratura anglosassone le divide in 5 classi :

  1. Veterani (nascita 1925 -1945)
  2. Baby boomer (nascita 1946 -1964)
  3. Generazione X (1965 – 1979)
  4. Generazione Y (nascita 1980- 2001)
  5. Generazione Z (nascita 2002- ….)

Ciò porta di conseguenza ad una difficoltà nel gestire gruppi che necessitano di maggiore integrazione, in modo particolare per gli infermieri, i quali vivono delle notevoli differenze non solo per le caratteristiche generazionali ma soprattutto per i diversi percorsi formativi professionalizzanti che hanno conseguito.

Nel mondo infermieristico sono quindi, al momento attivi :

Baby boomer : è la generazione del fare per le esperienze pregresse . La formazione si è svolta nelle scuole regionali, hanno vissuto il processo di professionalizzazione che li ha portati, inevitabilmente, all’adattamento ed al cambiamento operativo, sono rispettosi delle regole e con forte etica del lavoro, il rapporto con la tecnologia non è immediato ma la usano per non essere discriminati, mentre sono molto propensi ai rapporti interpersonali. Prediligono una formazione centrata sugli aspetti concreti e quindi molto esperienziale.

Generazione X : rappresentano il numero maggiore di infermieri attivi si sono formati in un momento di grande trasformazione professionale portando in loro una crescita di aspettative rispetto al riconoscimento professionale, disciplinare e di autonomia professionale. Sono formati in università ed il loro percorso gli ha fatto comprendere che il futuro si gioca sulla professionalità. Sono scettici nei confronti della gerarchia, vogliono essere guidati da manager che sappiano ascoltare le proposte dei collaboratori, vogliono ricevere feedback positivi, non condividono chi agisce facendo leva sull’autorità. Usano molto la tecnologia .

Generazione Y : come formazione hanno la laurea in infermieristica, l’organizzazione mira all’efficacia e l’efficienza. Più che curare la malattia si promuove la salute. Vedono la formazione come elemento centrale per la crescita professionale e intraprendono studi post laurea. Si aspettano continui feedback e riconoscimenti, rispetto ai manager auspicano che li valorizzi e presti loro la giusta attenzione . Instaurano rapporti poco formali comunicano in rete, utilizzano le interfacce informatiche.

Riflettendo sulle caratteristiche di ogni generazione, sopra sottolineate, viene spontaneo pensare alla necessità di creare un metodo per la formazione continua che faciliti, anche, l’integrazione operativa intraprofessionale e nello stesso tempo valorizzi a pieno le caratteristiche peculiari di ogni generazione, necessità che a mio avviso può essere soddisfatta a pieno soltanto dalla formazione in simulazione.

Pertanto è sempre più auspicabile un interessamento/coinvolgimento della disciplina infermieristica, intesa come scienza in quanto oggetto di apprendimento o di insegnamento con proprie conoscenze, propri metodi e propri strumenti, verso tale metodo e non perché di “moda” o per “business”.

In altri paesi, specialmente oltreoceano, la disciplina infermieristica assume già un ruolo cardine e consolidato nell’ambito della simulazione sia per quanto riguarda gli aspetti gestionali ed organizzativi della formazione continua che per quelli scientifici di ricerca.

Lo stimolo per la creazione di un metodo integrato per la formazione continua basato in primis proprio sulla simulazione forse potrà aiutare a superare quelle che in letteratura vengono riconosciute come criticità per l’implementazione di programmi di formazione, quali ad esempio la poca diffusione di istruttori infermieri, la scelta dei momenti nell’ambito del percorso formativo in cui inserire la simulazione.

L’attuazione di modelli formativi basati sulla simulazione con conseguente produzione di ricerca scientifica “locale” potrebbe in futuro rovesciare l’attuale panorama in cui l’attuale resistenza alla metodica è anche in un certo qual modo causata dall’enorme mole di letteratura internazionale con i conseguenti ostacoli di comprensione e applicazione nelle nostre realtà dovuti principalmente alle grandi differenze dei sistemi formativi e non solo a più superficiali problemi di lingua.

La figura infermieristica sarebbe valorizzata dall’impiego della simulazione rispettando le caratteristiche e le capacità di ogni generazione, mantenendone le ricchezze, permettendo un ringiovanimento trasversale intra- professionale del patrimonio culturale.

Dr Rita Malacarne

[1] “ L’invecchiamento generazionale infermieristico” Alessandra Croci – Italian Journal of nursing anno 20 n23/2017 trimestre Luglio/settembre ISSN 2420-8248 Pag 40-44

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Rita Malacarne

E' impegnata da anni nella simulazione pediatrica e per adulti nell'unità operativa Rischio Clinico dell’ASL sudest Toscana. Crede che l'apprendimento attraverso la simulazione riduca i rischi per il personale sanitario e gli assistiti rispetto ad una formazione sul campo.
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